Spesso, durante le uscite fotografiche, mi trovo a riflettere su quanto queste esperienze possano essere imprevedibili. A volte le condizioni non sono ideali, o semplicemente la giornata si rivela meno promettente di quanto avessi sperato.

Proprio in quei momenti di incertezza mi capita di parlare di alcuni nomi noti della fotografia naturalistica contemporanea insieme alle persone che sono cone me. Ci chiediamo come questi riferimenti avrebbero reagito davanti alle nostre stesse sfide: avrebbero forse colto qualcosa che noi non riusciamo a vedere?

L’idea che un fotografo esperto possa trasformare una situazione apparentemente priva di attrattiva in un’opportunità unica ci affascina profondamente. Immaginiamo spesso come sarebbe organizzare delle ‘sfide’ fotografiche in condizioni avverse, dove la vera differenza non la fanno i soggetti noti o i paesaggi spettacolari, ma la capacità di adattarsi e scovare bellezza e significato dove ci sembrano esserci solo ostacoli.

È così che è nata l’idea di questo articolo per il blog. Di recente, durante un’uscita, ho tardato ad arrivare sul posto e mi sono trovato davanti a un paesaggio quasi spoglio, dove l’autunno era ormai in ritirata. Pochi alberi conservavano ancora tracce di colore, e molti erano già completamente spogli.

L’unico aiuto che ho avuto dalla Natura è stata una leggera nebbia causata da nuvole basse, che ha aggiunto un tocco di atmosfera e mi ha aiutato a creare scatti che abbracciassero l’ambiente con autenticità, pur rimanendo meno astratti.

È stata una sfida, ma anche una lezione di adattabilità e creatività in un contesto imperfetto.