La prima volta che sono stato nei boschi ad ascoltare il bramito del cervo è stata un’esperienza primordiale. Nella notte, prima dell’alba, riecheggiavano tutto intorno i richiami del cervo in amore.
E’ una sensazione strana quella che si prova sentendo il berciare delle bestie nella foresta. Il ritorno al punto di partenza al buio, in solitudine, con i rumori della notte che si avvicina, i rami che si spezzano e le urla dei cervi che riecheggiano nella valle. Dentro i boschi, tra le colline, le pietraie, i maschi sono in fermento.
Non è facile descrivere cosa si prova, ma è una delle esperienze in natura che coinvolgono in modo totale a mio parere. Anche senza ottenere lo scatto tanto cercato, sentire il bramito del cervo è il contatto con il selvaggio, ti entra nel profondo, completa a pieno l’esperienza fotografica. E’ una cosa questa della quale ho discusso anche recentemente con alcuni amici e tutti concordano nel dire che è una delle esperienze più belle.
In uno dei tanti appostamenti fatti è apparso dalla boscaglia ormai in odore di autunno, come un fantasma, un cervo, diretto nella zona dove avevo in precedenza individuato delle femmine e dei cervi più giovani. Ha un palco enorme, è un cervo grande, dal manto molto scuro, coperto di fango e di acqua a causa della pioggia, sembra il testimone di mille battaglie. Lo seguo per un po’, tolgo il moltiplicatore alla lente e mi assicuro di non aver attivato il crop in camera, voglio ambientarlo il più possibile. Prego perchè bramisca dove mi piacerebbe, le aree scoperte non sono molte e spero non lo faccia dietro gli alberi.
E’ il re dei boschi, lì da sempre, non vuole lasciare il suo regno e lo urla alla foresta…